Un mese dopo la morte di Louis Cattiaux sua moglie,
Henriette Péré, ed un piccolo gruppo
di amici pubblicarono un opuscolo contenente i
poemi di Louis Cattiaux. Furono raccolti in un
bel volume edito da “Le Cercle du Livre”,
che contiene dalle sue composizioni giovanili,
I Poemi di Prima [1],
fino agli ultimi che scrisse, I Poemi Alchemici,
un insieme di quattro aforismi (due di questi
ultimi furono introdotti più tardi come
epigrafi per Il Messaggio Ritrovato). Abbiamo
preferito riprodurre qui i suoi poemi tali e quali
furono ordinati e pubblicati in quell’occasione,
anche se è improbabile che questo fosse
l’ordine concepito dall’autore.
Gli scritti che Cattiaux denominò “poemi”
sono piccole riflessioni in prosa ove un pensiero
profondo è espresso per mezzo di un’immagine,
di un istante quotidiano o di un fenomeno naturale;
in tal senso Jean Rousselot scrisse: “Sono
dei piccoli “haikus” [2]
in prosa, sentenziosi, tutti intrisi di evidenza,
che un uomo dalle unghia pulite traccia sul dorso
della nostra vita insudiciata dalla cupidigia,
l’odio, l’inutile competizione”
[3]. Può
darsi che lo stile di Cattiaux nacque come una
ricerca di nuove forme espressive, seguendo gli
sforzi dell’arte avanguardista. Comunque,
poco a poco, esso si convertì in uno stile
molto personale che coltivò in tutte le
sue opere posteriori, specialmente ne Il Messaggio
Ritrovato, scritto integralmente sotto forma di
sentenze. Certamente sull’uso di questa
forma espressiva influì anche la sua abitudine
a “frequentare regolarmente le biblioteche,
ove poteva studiare le opere dei Maestri ed i
Filosofi [...] Riempì diversi quaderni
raccogliendo ogni tipo di osservazioni e note
tratte da qui e là in forma di versetti”,
[4]cioè
sotto forma di piccole frasi sintetiche che riassumevano
un’operazione, scrostata dai discorsi speculativi.
I poemi di Louis Cattiaux devono relazionarsi
necessariamente con Il Messaggio Ritrovato, la
sua opera più importante, soprattutto perché
Cattiaux considerava “poemi” determinati
aforismi e certi “versetti” de Il
Messaggio Ritrovato. In tale distinzione si trova
una chiave introduttiva alla sua lettura.
La prima distinzione è determinata dalla
cronologia, considerato che la maggioranza dei
poemi furono scritti anteriormente ai primi versetti.
In essi si riflette il lungo e duro lavoro volto
ad incontrare le forme espressive che gli permisero
di manifestare con precisione i suoi sentimenti
ed i suoi pensieri. Così, ciò che
cominciò come un tentativo di messa a punto
di un sistema espressivo proprio, si convertì
nel supporto imprescindibile allo svolgimento
della sua filosofia. In tal senso egli scrisse
ne Il Messaggio Ritrovato: “Se desideriamo
le arti, cominciamo con l’educare severamente
il nostro spirito e le nostre mani e continuiamo
lasciandole andare liberamente”. [5]
Però la cronologia non basta a giustificare
la distinzione tra poemi è versetti, visto
che alcuni coincidono nel tempo. La differenza
più importante si evidenzia in relazione
agli aspetti tematici: più precisamente,
ciò che Cattiaux considera un poema descrive
situazioni personali dell’autore, momenti
vissuti, i suoi sentimenti e riflessioni in relazione
alla sua sposa, ai suoi amici, al paese africano
in cui compì il servizio militare, al suo
gatto, ecc... oppure, altrimenti, esprime la sua
opinione su differenti artisti o saggi che ammirava;
mentre i versetti de Il Messaggio Ritrovato si
astengono completamente dalla scrittura in prima
persona e si convertono in sentenze ermetiche.
Ciò è particolarmente evidente nei
dodici primi capitoli o libri de Il Messaggio
Ritrovato, poiché è proprio in questo
momento che coincise la redazione dei poemi e
dei versetti. In relazione alla elaborazione dei
dodici primi capitoli, Carlos del Tilo spiega:
“Lavorò per sei anni alla stesura
dei primi dodici libri, (ossia un centinaio di
pagine) editi nel 1946; i versetti che in essi
apparivano sono concentrati all’estremo,
ciascuna parola è stata pesata con cura,
come una quintessenza distillata pazientemente
goccia a goccia, purificata alla perfezione. L’artista
si esercitò molto, fino a dominare la sua
arte, che possedette allora perfettamente”.
[6] A partire
da tale epoca, che potrebbe situarsi alla fine
della decade dei quaranta, Cattiaux abbandona
quasi totalmente la pratica poetica e rivolge
tutti i suoi sforzi alla stesura de Il Messaggio
Ritrovato. È allora, come spiega continuando
Carlos del Tilo, che: “... i versetti sembrano
presentarsi ad un ritmo più rapido [...]
Scrisse giorno dopo giorno, versetto dopo versetto,
come guidato, posseduto da un dio segreto, non
ascoltando più che questi, senza distrazione
nel tumulto della grande città. I versetti
sgorgavano in qualsiasi momento del giorno, trascritti
nel primo pezzo di carta che incontrava”.
[7]
Cattiaux separava chiaramente ciò che
corrispondeva all’uomo ed alla sua esperienza
in questo mondo da ciò che era motivo di
ispirazione ermetica, da cui si riflette altra
esperienza. Il primo si trovò riflesso
nei poemi, il secondo nei versetti de Il Messaggio
Ritrovato.
I poemi sono scritti, nella maggior parte dei
casi in prima persona, e l’autore descrive
il processo che lo condurrà ad incontrare
il suo autentico centro, sottraendosi all’universo
delle sensazioni di afflizione o allegria; perciò
scrive nel terzo frammento dei Poemi di prima:
“Presto la mia propria densità mi
sottrarrà a questi poli assurdi. Sarò
il mio proprio riflesso nella coscienza astrusa”.
Al di là del loro innegabile valore letterario
e filosofico, i poemi di Cattiaux sono un esempio
eccezionale al fine di comprendere come, per mezzo
dell’arte, si possa attraversare la coscienza
personale e penetrare nella coscienza che si armonizza
con l’universo ed il suo creatore. Ambedue
sono frutto di una esperienza, ma la prima è
personale, mentre la seconda è una esperienza
iniziatica in cui l’artista conosce i misteri
della realtà occulta e trascendente.
In questa chiara differenziazione risiedono
la grandezza e l’interesse dei poemi del
nostro autore, di seguito presentati, poiché
conducono fino al limite della descrizione di
una esperienza personale. Nell’ultimo poema,
intitolato “L’invisibile”, Cattiaux
scrive: “In questa eternità del fuoco
trascendente, ove si alternano le vite ed i buchi
del silenzio, ho raggiunto il nocciolo segreto
dei limiti e rido delle potenze della morte”.
Molti dei suoi poemi descrivono questa esperienza,
in cui l’io individuale si unisce con l’Essere
universale, come nel caso di quello intitolato
“La gratuità”: “Mi incorporavo
casualmente, in quel giorno, alla totalità
dell’Essere...”. La totalità
dell’essere include il macrocosmo ed il
microcosmo, per cui scrive in “L’innominabile”:
“Mi fece vedere il più piccolo, mi
fece tastare il più grande, ed io conobbi
l’identità della sua natura profonda
che nessun limite mai circoscriverà”.
Questa totalità dell’Essere è
anche i tre piani della realtà: fisico,
psichico e spirituale. Per tale ragione, nel poema
intitolato “Alla purezza”, Cattiaux
scrive: “Avendo esaminato la prima innocenza,
osai avventurarmi nel fango dei tre mondi, senza
timor di morire”.
L’esperienza, che nei poemi è descritta
come una realtà che accade ad un individuo,
si converte ne Il Messaggio Ritrovato in un insegnamento
universale, indipendente dall’uomo che lo
ha scritto. In un versetto de Il Messaggio Ritrovato
possiamo leggere: “Chi domina gli stimoli
del corpo, del cuore e dello spirito diventa padrone
del dentro e del fuori”. [8]
I poemi di Cattiaux, specialmente gli ultimi,
ci conducono al limite dell’esperienza spirituale
personale: oltre, esiste solo l’esperienza
profetica, cioè il momento in cui l’uomo
si converte in uno strumento per l’espressione
della divinità; si tratta allora della
Grande Arte che insegna il mistero divino. Perciò,
alla fine della sua vita, Cattiaux abbandona la
poesia come forma di affermazione estetica e la
sua scrittura si converte in una testimonianza
profetica.
Tale processo, cui qualsiasi arte autentica
aspira, lo descrive un grande amico dell’autore,
il barone d’Hoogvorst, quando scrive: “Tra
tutte le forme d’arte, la poesia è
certo la maggiormente degna d’ammirazione
quaggiù, perché ha come materia
la più nobile funzione umana: la parola.
La poesia, quella vera, si confonde con la profezia.
Gli Antichi non dubitavano che i poeti fossero
posseduti da un essere divino: la Musa. Senza
Musa non c’è poeta. I termini pacati
del dire poetico erano quelli di un dio incarnato
[...] Ma questa poesia annuncia un’arte
ancor più nobile, che incontra la sua giustificazione
solo in se stessa, nella gratuità di un
eterno riposo: è la festa in cui il pubero
re si diverte e ride nell’Olimpo, è
la Grande Arte”. [9]
I poemi di Cattiaux sono precursori ed annunciatori
in questo mondo del mondo che verrà. Sono
un portale d’ingresso a Il Messaggio Ritrovato,
la sua grande opera senza alcun genere di dubbio,
in cui affermò: “I difetti e le insufficienze
del Libro sono da imputare alla nostra debolezza
ed alla nostra indigenza escremenziali che appartengono
al nulla fangoso. Le qualità e le bellezze
dell’opera devono essere attribuite alla
nostra luce sostanziale ed alla nostra ispirazione
essenziale, che appartiene a Dio. Così,
la nostra individualità temporale non deve
fare ostacolo a chicchessia, sia respingendolo,
sia attirandolo. Poiché la parola di Dio
e la sua salvezza contano soli in definitiva,
ed essi soli devono fare l’oggetto di tutti
i nostri pensieri e di tutte le nostre attenzioni
quaggiù”. [10]
Raimon Arola
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[1] Datati
1930, nel testo.
[2] Gli haikus
sono forme della poesia classica giapponese.
[3] “Louis
Cattiaux visto dal suo amico Jean Rousselot”,
in L. Cattiaux, Fisica e Metafisica della pittura.
[4] R. d’Oultremont,
“Versetti ricopiati da L. Cattiaux”,
in La Puerta, Testi alchemici, Dialtt, Balcellona,
1997, p.51
[5] Il Messaggio
Ritrovato, op. citta, XXIII-55.
[6] “Louis
Cattiaux, un genio ignorato”, in La Puerta.
Sull’esoterismo cristiano. Ed. Obelisco,
Barcellona, 1990, p. 109.
[7] Idem.
A partire da quest’epoca tutto il suo interesse
si concentrò esclusivamente su Il Messaggio
Ritrovato ed utilizzò il pluralia maiestatis
per parlare di se stesso.
[8] Il Messaggio
Ritrovato, op. citata, VI-33’.
[9]
“Chromis et Mnasylus in antro”, in
La puerta. Tradition latina. Ed. Obelisco, Barcellona,
1995, pp 11-12.
[10] Il
Messaggio Ritrovato, op. citata XXXII, 1-2. |