Saggio sull’arte d’Alchymia[1]

di Emmanuel d'Hooghvorst

 

 

 

            La ricerca della Pietra filosofale non è più alla moda oggi. Un alchimista del XVII secolo, Alexandre Sethon[2], più noto con il nome di il Cosmopolita, scriveva già ai suoi tempi:

 

“Si considera la Pietra filosofale come una pura chimera e le genti che la cercano sono considerati folli. Tale disprezzo, dicono i filosofi ermetici, è un effetto del giusto giudizio di Dio, il quale non permette che un segreto così prezioso sia conosciuto dai malvagi e dagli ignoranti.[3]

 

            In altri tempi era una follia per la maggior parte degli uomini; ai nostri giorni è un’assurdità. Questa scienza è caduta in un tal discredito che quasi tutti siamo ignoranti del suo scopo e dei suoi mezzi.

 

            Se apriamo a caso un vecchio libro di Alchimia, lo stile ci appare confuso, le ricette strane, la chimica fantasiosa e senza fondamento; ci stupiamo che tanti uomini dei secoli passati abbiano potuto trascorrere la loro vita ad uno studio così chimerico. Tale è il giudizio sommario che esprime l’uomo del XX secolo sull’insegnamento degli antichi Saggi. Tuttavia possiamo chiederci, leggendo questi libri, se stiamo parlando di ciarlatani che nascondono la loro ignoranza sotto le apparenze di un gergo pretenzioso oppure di Saggi che nascondono gelosamente il loro sapere sotto le spine di uno stile oscuro con lo scopo di mettere alla prova la sagacia e la costanza del lettore.

 

            Le due ipotesi sono vere.

 

            La maggior parte degli alchimisti non sono stati che usurpatori del titolo, soffiatori di carbone, come si diceva in altri tempi. Questi hanno errato tutta la loro vita e si sono rovinati all’inseguimento di una chimera, perché non conoscevano la vera materia su cui dovevano lavorare, né la natura del Fuoco dei Filosofi. I più felici tra di loro hanno finito con lo scoprire un sale purgativo[4], un procedimento per la fabbricazione della porcellana o dei fiammiferi solforati. Sono gli antenati della scienza moderna. I nostri uomini di scienza, tutte le proporzioni considerate, hanno fatto progredire le conoscenze umane sullo stesso terreno. Anche loro ignorano, checché ne dicano, la vera materia e la natura dell’universale Agente. La loro scienza non ha dato agli uomini la conoscenza, ma lo smarrimento; né la libertà, ma una schiavitù maggiore; essa non li ha neppure arricchiti, poiché i loro desideri si estendono sempre più.

 

            Ma ce ne sono altri oltre ai soffiatori; non sono stati tutti dei ciarlatani. Certi alchimisti dei tempi passati hanno marcato il loro passaggio quaggiù ed attestato la realtà della loro scienza con delle vere trasmutazioni metalliche[5].

Benché l’Arte dei Saggi non abbia conferma alcuna da chiedere alla scienza moderna, notiamo che i nostri scienziati citano talvolta, sorvolando, le intuizioni geniali degli antichi alchimisti da quando hanno fatto la scoperta dell’unità della materia, che l’Arte della trasmutazione postula in effetti[6]. Un moderno difensore dell’Alchimia scrive a tal proposito queste linee pertinenti:

 

“Visto che parliamo della Grande Opera, approfittiamone per ritornare su un punto capitale già accennato, cioè sull’abisso che la separa dai tentativi di trasmutazione per via chimico-fisica, tentativi cui la dissociazione atomica conferiscono una rinnovata attualità. Innanzitutto, notiamo con quante spese, con quale spreco di energie, in quali titanici laboratori (che nessuna fortuna privata potrebbe permettersi il lusso di finanziare) operano, a ranghi stretti, i nostri moderni Faust. Tutto questo per sfociare del resto in trasmutazioni dell’ordine di un decimilionesimo di grammo.

 

É la montagna che partorisce il topolino.

 

A confronto, la Grande Opera fisica non necessita che qualche corpo facilmente reperibile, un po’ di carbone, due o tre vasi molto semplici, nessuna delle fonti di energia che come un’autentica orca consuma la scienza attuale, e può essere realizzata interamente da un solo uomo con pazienza e disponibilità di tempo. Tutto ciò per ottenere trasmutazioni eventualmente massicce[7].”

 

E l’autore conclude le sue riflessioni con queste parole:

 

“Malgrado una terminologia barbara che si espande tutti i giorni, ove gli ioni, gli elettroni, i protoni, i neutroni, i deutoni ed altri ingredienti della cucina nucleare giocano un ruolo impressionante, la materia dimora terra sconosciuta. ”

 

            Gli abissi che separano la scienza moderna dalla Grande Opera sono assolutamente invalicabili ed è la ragione per cui la nostra epoca ne ha perduto la nostalgia e quasi il ricordo. Fin quando tratteremo dell’Alchymia con i pregiudizi di un uomo del XX secolo, questa scienza ci sarà ermeticamente chiusa.

 

            Gli Adepti dicono che la loro scienza è quella di Dio stesso; che senza la sua ispirazione è impossibile giungere al possesso della benedetta Pietra dei Saggi che conferisce a chi la possiede la salute, la ricchezza, la regalità su tutta la natura; che gli viene in aiuto in tutte le sue necessità, che gli assicura perfino la possessione inalienabile della vita, eternamente fissata in se stesso[8]. La loro pietà, la loro fede, il loro amore del Dio Onnipotente li separano radicalmente dai nostri moderni scienziati che non hanno l’abitudine di chiedere l’ispirazione dello Spirito Santo. Tutti i libri dei veri Adepti sono ricolmi di esortazioni al lettore per raccomandargli di volgersi verso Dio. Il Profeta Daniele già proclamava:

 

«Sia benedetto il nome di Dio d’eternità in eternità, perché a lui appartengono la saggezza e la forza. È lui che muta i momenti ed i tempi, depone i re e li innalza, che dona la saggezza ai saggi ed il sapere agli intelligenti. È lui che svela le cose profonde e nascoste, che sa quel che è nelle tenebre e la luce dimora con lui.[9]

 

“Ricorrete a Dio, figlio mio,” esclama Alano, “volgete il vostro cuore ed il vostro spirito verso di lui piuttosto che verso l’Arte; perché questa scienza è uno dei più grandi doni di Dio che ne favorisce chi gli piace. Amate dunque Dio, con tutto il vostro cuore e con tutta la vostra anima, ed il vostro prossimo come voi stesso; chiedete questa scienza a Dio con istanza e perseveranza ed egli ve l’accorderà.”

 

Sfogliando i vecchi libri di Alchymia si potrebbero citare testi del genere all’infinito.

 

Questi si separano dalla scienza moderna anche a causa del loro amore per il segreto. La scienza dei nostri giorni, molteplice e complicata, è aperta a tutti. I Saggi erano gelosi della loro. Se la loro arte appare ardua a chi la ricerca, per chi la sa è facile quanto un lavoro di donna ed un gioco da bambini. É per questo motivo che hanno messo tanta cura per nasconderla. Volevano evitare che cadesse tra le mani di malvagi, di orgogliosi, di mediocri. Quest’Arte non si rivela che nella semplicità, la purezza e l’amore.

 

“Sarebbe una follia nutrire un asino con delle lattughe o altre erbe rare, dicono diversi Filosofi, visto che i cardi bastano loro. Il segreto della Pietra è tanto prezioso da farne un mistero. Tutto ciò che può diventare nocivo alla società, anche se eccellente di per se stesso, non deve assolutamente essere divulgato e non bisogna parlarne che in termini misteriosi.[10]

 

Gli scienziati di oggi non si esprimono con la stessa discrezione.

 

“Io giuro a te sulla mia anima,” s’esclama Raimondo Lullo, ”che se tu dovessi svelare ciò sarai dannato. Tutto proviene da Dio e tutto deve ritornarvi; conserverai dunque per lui solo un segreto che non appartiene che a lui. Se tu facessi conoscere con qualche parola leggera ciò che ha necessitato tanti lunghi anni di attenzione, sarai dannato senza remissione nel giudizio ultimo per questa offesa alla maestà divina.”

 

I Saggi d’altri tempi hanno percorso il mondo rivestiti d’oscuri mantelli. Possessori del segreto divino, non si sono tuttavia preoccupati di apparire sapienti. Il Volgare non si fida che delle apparenze, è per questo motivo che è sempre ingannato. Gli Adepti hanno vissuto la maggior parte del loro tempo ignorati. Era la prudenza stessa: volere scoprirsi al mondo, fosse anche per salvarlo, è condannarsi quasi sicuramente alla tortura ed alla morte. Gli Adepti sono partiti senza parlare, se non, talvolta, in termini enigmatici come nelle Parabole. Pochi loro contemporanei hanno sospettato il segreto. Adesso non ci si crede più minimamente. Tanto se ne è allontanato il nostro spirito, al punto che siamo diventati incapaci di volgerci verso di lui?

Molti ricercatori, curiosi di esoterismo, collocano l’Alchymia o l’Arte delle trasmutazioni tra le scienze occulte allo stesso titolo dell’astrologia, la magia, la medicina, le arti divinatorie, etc. In realtà l’Alchymia non è un ramo dell’esoterismo, ma ne è la chiave o la Pietra Angolare. Alcuni Adepti[11] hanno operato pubblicamente trasmutazioni metalliche, mentre altri non ne hanno fatto mai. Colui che possiede la Pietra Angolare dei Saggi scopre senza pena il mezzo di operare la metamorfosi in oro dei metalli volgari, come del resto la pratica di tutte le arti particolari ed il segreto di tutte le medicine proprie a migliorare le nature minerale, vegetale ed animale, ma questo gli è dato in più, come è detto nel Vangelo[12]. Ricercare anzitutto l’oro volgare[13] è dunque un errore fatale ispirato dalla più sordida delle stupidità: è quella che ha fuorviato tutti i beneficiari di questo mondo per cui la polvere di proiezione non era che un mezzo d’acquisizione di ricchezze materiali e l’elisir di vita quello di conservare una giovinezza licenziosa. Ai nostri giorni ancora molti dicono: cerchiamo prima di guadagnarci da vivere, poi ricercheremo la saggezza. I disgraziati non si accorgono che quelli che vogliono guadagnare la loro vita la perdono in fin dei conti, poiché tutto finisce nella fossa. Gli avari non sono mai ricchi, i Saggi al contrario possiedono la sorgente di tutti i beni, dei beni materiali come degli altri.

Altri considerano la scienza Alchemica o l’Ermetismo come un insieme di simboli metafisici ed astratti. Eccola lì la tendenza dei nostri spiriti! Da Descartes in poi soprattutto, lo spirito umano segue un processo di disincarnazione sempre più accelerato che tende a ridurre il sapere umano in formule astratte[14]. L’influenza in rapida espansione della lussureggiante metafisica[15] indù, mal compresa del resto da molti Occidentali, non ha fatto che rinforzare tale tendenza. Il pregiudizio dell’astrazione è diventato una malattia del nostro spirito ed il più ignorante degli uomini del popolino fa dell’astrazione[16], come Monsieur Jourdain faceva della prosa senza saperlo, vive nell’astratto e ne muore come un sapiente teologo o metafisico, senza aver mai visto che è il sole che lo rischiara e lo anima. È forse il più gran male e la più grande vanità del mondo: l’orgoglio dello spirito.

 

La vera conoscenza non è astratta, ma operativa ed incarnata. I maestri di Alchymia parlano della Grande Opera, dell’Arte operativa e delle manipolazioni cui si sono dedicati. C’è lì tutt’altra cosa che un gioco di astrazioni. Nessuna epoca del resto si proclama tanto materialista quanto la nostra; nessuna tuttavia è mai stata tanto lontana dalla autentica realizzazione materiale proposta dall’Alchymia che è l’Arte delle trasmutazioni della materia per condurla ad uno stato di fissità perfetta, escludendo l’alternativa di generazione e corruzione che caratterizza il nostro mondo sublunare.

 

Altri infine non vedono nell’Alchymia che un metodo di realizzazione mistica, una specie di yoga occidentale e segreto.Si parla volentieri di Alchymia mistica o spirituale; questi termini sono corretti, al limite, nel loro senso letterale, ma sono diventati equivoci a causa dell’uso abusivo che se ne è fatto[17]. Per non aumentare la confusione, è meglio secondo noi non associarli all’Alchymia. Studiando i rapporti tra mistica ed alchymia raggiungiamo il nodo del problema che ci occupa; vedremo in cosa esse si uniscono ed in cosa esse si separano.

            Non si può essere Alchymista senza essere un santo mistico, poiché la Pietra è un dono d’amore del Dio Altissimo, ma tutti i mistici e tutti i santi non sono degli Alchymisti. Possiamo anche dire che, proporzionalmente, tra i santi il numero di Alchymisti è infimo quanto il numero di santi tra gli uomini volgari. Non si conoscono che tre Alchymisti tra tutti i santi[18] che la Chiesa cattolica ha posto sull’altare: il beato Raimondo Lullo, Sant’Alberto il Grande e San Tommaso d’Aquino[19]. Per l’uomo decaduto ci sono in effetti due vie che conducono fuori da questo mondo mescolato: sono l’Amore e la Conoscenza. L’Amore va spesso senza la Conoscenza, ma quest’ultima non va mai senza l’Amore.

           

Diciamo in poche parole che il Santo si preoccupa della salvezza della sua anima attraverso l’unione d’amore con Dio. Egli ne riceve talvolta le primizie quaggiù nell’estasi che è un rapimento in spirito, fuori dal corpo. È in effetti impossibile per il mistico[20], finché si trova invischiato dai legami del corpo corruttibile, essere interamente liberato dalle conseguenze della caduta. L’estasi non è la visione beatifica, è come un’anteprima; del resto si tratta di uno stato passeggero. Il Santo non si preoccupa del suo corpo[21] carnale che per cercare di liberarsene come di una prigione. La sua vera realizzazione è in spirito, benché possa operare miracoli nel mondo sensibile per mezzo dello Spirito Santo. Il suo spirito è uno specchio d’acqua pura in cui il cielo si riflette quaggiù; ma il vaso che lo contiene resta fragile, grossolano e perituro. Quando la morte lo libera da quest’ultimo, il suo spirito e la sua anima, indissolubilmente uniti, dimorano nella visione beatifica, il Paradiso[22].

 

            Uno stimato maestro yogi ricevette un giorno la visita di un discepolo che gli chiese di istruirlo. Il maestro lo condusse in una cella e gli chiese di dimorarvi per un mese (o un anno, poco importa) concentrando il suo spirito sull’idea che egli fosse un bisonte. Il discepolo restò saggiamente nella cella da cui non usciva mai: venivano a portargli tutti i giorni il pasto. Alla fine di un mese, il maestro ritornò a vederlo e si accorse che il suo discepolo aveva perfettamente realizzato lo stato del bisonte. Gli aprì la porta e gli disse di uscire. Il discepolo non si mosse. Visto che il maestro era stupito, il discepolo gli disse: “Non posso attraversare la porta, le mie corna sono troppo larghe”. Aveva realizzato tanto bene l’esercizio da credersi effettivamente divenuto un bisonte ... e lo era, ma in spirito. Il suo corpo era rimasto quello di un uomo.

 

            L’Arte Ermetica, al contrario, ha per oggetto la metamorfosi completa dell’essere tutto intero, anima, spirito e corpo, in una indissolubile fusione che fa il miracolo di una sola cosa, la Pietra dei Saggi. Provvisto già da quaggiù del corpo glorioso della Resurrezione[23], l’Adepto che ha completato la Grande Opera può uscire da questo mondo quando gli piace[24] senza passare da alcuna morte oppure, se muore, egli risuscita il terzo giorno.

 

            Con quale mezzo ciò può farsi?

 

Mediante la medicina ermetica che non è altro che il Cristo eterno[25], solo capace di salvare l’uomo dalla maledizione che pesa su di lui dalla caduta di Adamo. Questa medicina non guarisce solo gli spiriti, ma anche i corpi e tutta quella parte della natura che l’uomo aveva trascinato con se. È il buon Pélican che realizza pienamente, versando il suo sangue per quelli che ama, la promessa di redenzione totale, che ci libera anche dalle conseguenze fisiche della caduta. Sant’Agostino poteva dunque scrivere con assoluta verità ne’ La città di Dio:

 

          “Il nostro verissimo e potentissimo purificatore e salvatore ha assunto l’uomo tutto intero[26]”.

           

Ma chi cerca ancora la Medicina del Dio ed i suoi misteri? Chi ci crede? Quest’indifferenza e quest’oblio sono la più grande maledizione che pesa in questo momento sull’umanità.

 

            Mosé ci insegna in effetti nella sua Genesi che Dio quando creò l’uomo lo pose nel giardino di Eden ove viveva in un perfetto appagamento, non avendo niente da desiderare e lodando Dio. Benché mortale, egli non moriva poiché aveva il godimento del frutto dell’albero di vita.Questo nutrimento meraviglioso aveva per effetto di mantenerlo esente dalla malattia, dalla vecchiaia e dalla morte. Quando ebbe, su sollecito dell’antico serpente, gustato il frutto vietato, il veleno delle tenebre e della morte penetrò in lui. L’accesso al giardino gli fu allora interdetto affinché non potesse stendere la mano verso il frutto dell’albero della vita:

 

per mangiarne e viverne eternamente[27].

 

Poiché era la sola Medicina capace di rendergli l’immortalità primigenia. Egli fu precipitato nel mondo animale[28]. Una parte della natura fu trascinata nella sua caduta:

 

“Il suolo è maledetto per causa tua. Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita[29].”

 

È in questo mondo decaduto e corruttibile che l’umanità vive adesso una vita precaria e fuggitiva, soggetta alla miseria, all’ignoranza, a tutti i mali di cui il principale è la morte ineluttabile che porta con se la dissoluzione di tutti i composti. Gli uomini sono dunque malati, indeboliti, vampirizzati da una lenta e mortale consunzione, ma sono dei malati che si ignorano nella  maggior parte dei casi, poiché è stato dato a pochissimi tra loro di vedere un uomo in buona salute a chi potessero paragonarsi[30]. Ma anche se decaduta ed oscurata, la natura dell’uomo non è stata modificata in essenza ed in sostanza: sussiste in lui come una luce sepolta nelle tenebre, un inalterabile nucleo di immortalità; come un fuoco vivo, ma addormentato. È un seme in seno alla terra raffreddata dall’inverno. È la Bella addormentata nel bosco, condannata a dormire per mille anni finché il giovane principe venga a risvegliarla.

 

            La nutrizione che mantiene in noi una vita effimera è un atto analogo a quello della generazione[31]. Mangiare è, in qualche modo, una unione d’amore[32]. Adamo, secondo che mangiasse il frutto della vita o il frutto della morte, era generato nella vita o nella corruzione[33]. Secondo la celebre sentenza di Pitagora, sôma sêma, il nostro corpo carnale è una tomba. Generato nella corruzione per effetto di un cibo corruttibile, la carne[34] non può in alcun modo partecipare all’immortalità[35].L’Uomo ha dunque bisogno di un nutrimento spirituale, separato dalla corruzione del mondo misto[36]. Il primo segreto della Grande Opera consiste nel trovarlo. Nessuna distillazione, per quanto sapiente essa sia, può estrarre dai misti questa quintessenza purissima perché essa vi è indissolubilmente unita alla loro corruzione. È la Prima Materia. Il Creatore l’ha accuratamente sottratta alle ricerche degli empi.

 

            Ci sono due tipi di fuoco. L’uno sopravviene all’altro per risvegliarlo e metterlo in movimento. Come il sole di primavera viene a destare le sementi addormentate in seno alla terra, questo nutrimento tutto spirituale, preparato per mezzo dell’Arte, fa germogliare in noi il seme del fuoco celeste profondamente sepolto nelle tenebre di una terra sozza ed impura.Non basta dunque trovare questa materia prima, occorre ancora prepararla per portarla al più alto grado di perfezione. Tutti nel mondo ne viviamo e tuttavia ci è sconosciuta. Ignorando l’Arte di servircene la nostra vita dimora effimera:

 

“Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno[37].”

 

            Questa manna nascosta, figlia del sole e della luna, discende dal cielo come rugiada che vivifica ogni cosa; ma occorre coglierla allo stato puro, prima che essa si mescoli ai misti. La sua natura è volatile e non si fissa facilmente. Alcuni santi mistici e yogi sono certo riusciti a scoprirla; ma hanno ignorato l’arte di prepararla per farne l’Ambrosia di cui si nutrono gli dei immortali[38].

            Omero, nell’Odissea, ci insegna gli stessi misteri coperti dal velo di una bella favola: sono le avventure di Ulisse e dei suoi sfortunati compagni nel regno di Circe[39]. I compagni di Ulisse precedono l’eroe al castello della maga.

 

“Si fermarono nell’atrio della dea trecce belle,

e Circe dentro cantare con bella voce sentivano,

tela tessendo grande ed immortale[40], come sono i lavori

delle dee, sottili e splendenti e graziosi....

....Li condusse a sedere sopra troni e divani

e per loro del cacio, della farina d’orzo e del miele

nel vino di Pramno mischiò; ma univa nel vaso

farmaci tristi, perché del tutto scordassero la terra paterna.

Ed appena ne diede loro e ne bevvero, ecco che subito,

con la bacchetta battendoli, nei porcili li chiuse.

Essi di porci avevano testa, e setole e voce

e corpo: solo la mente era sempre quella di prima.

Così quelli piangenti furono chiusi; ed a loro Circe

ghiande di leccio e di quercia gettava e corniole

a mangiare, come mangiano i porci che a terra si voltolano[41].”

 

            Avendo appreso il disastro, Ulisse si mette in cammino verso il maniero di Circe, la strega, nella speranza di liberare i suoi compagni. Egli incontra Ermes[42] sul cammino, che gli viene incontro con in mano una bacchetta d’oro[43].Il dio lo avverte dei pericoli verso cui si dirige e gli rivela l’esistenza di una medicina che lo garantirà dalle droghe funeste della dea:

 

“Così detto, mi dava l’erba Argheifonte,

da terra strappandola e la natura me ne mostrò;

la radice era nera, al latte simile il fiore,

“molu”la chiamano i numi. Strapparla è difficile

per le creature mortali, ma gli dei tutto possono[44].”

 

            La storia non dice se i compagni di Ulisse avessero finito con l’organizzarsi confortevolmente nel porcile; se avessero inventato una morale edificante e complicata, una giustizia sociale di cui speravano meraviglie ed i progresso scientifico che permettesse loro di preparare in modo sempre più perfezionato le ghiande di quercia e di leccio e corniole che dava loro la strega. Il poeta ci dice che alla fine, per pura misericordia, Circe li liberò a seguito della preghiera di Ulisse suo amante[45]. Erano molto ingrassati:

 

“...e fuori li spinse, simili a porci grassi di nove stagioni[46].”

 

            La dea li strofinò con una nuova pozione che li purgò dal loro veleno ed essi ripresero la loro primitiva forma:

 

“Nuovamente, dice il poema, eccoli ridiventati uomini, ma più giovani, più belli e di più bell’aspetto.”

 

            I Misteri cristiani non hanno altro oggetto che questa divina Medicina. I Vangeli non parlano che di ciò:

 

“Ho da mangiare un cibo che voi non conoscete[47].”

 

Qui il Cristo è “il pane vivo disceso dal cielo[48], e gli Ebrei litigavano tra loro dicendo:

 

“Come quest’uomo può darci la sua carne da mangiare[49].”

 

            Altrove è un tesoro sepolto in un campo:

 

“...un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo[50]....trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra[51].”

 

            È un lievito che una donna mette in tre misure di farina o un granello di senape nera[52]. È un seme che un uomo getta nel suo giardino[53].

 

“Dorme e si alza la notte ed il giorno ed il seme germoglia e cresce che egli sappia come[54].”

 

È in questo piccolo granello, in questo piccolo seme, così piccolo, che consiste tutto il Regno di Dio. Per quanto piccolo esso sia, è la sola cosa necessaria.

 

“Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta[55].”

 

            Maria ha dunque scelto, il che vuol dire che ha fatto una separazione; la parte buona è la luce separata dalle tenebre, è il balsamo separato dal veleno. È un’ape industriosa ma a modo suo, che non è quella di questo mondo:

 

“L’ape trae dal suo seno una sostanza liquida diversamente colorata e salutare agli uomini; segno notevole per quelli che riflettono[56]”.

 

“Che il diligente scrutatore di questa scienza sappia che le api hanno l’industria di tirare il miele, anche dalle erbe velenose[57]”.

 

Che faceva dunque Maria mentre Marta si agitava?

 

“Ella aveva una sorella di nome Maria che, sedutasi ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola[58]”.

 

C’è dunque il lavoro di Marta che si agita invano, che s’inquieta per molte cose, salvo per la buona, naturalmente. È il lavoro del mondo che incatena, del mondo le cui opere sono cattive[59].

C’è il lavoro di Maria che consiste nel dimorare in riposo e ricevere la Parola. Chi sceglie di fare come Maria, può, al giorno d’oggi, difendersi facilmente da un piccolo complesso di inferiorità (ma solo all’inizio) di fronte a tanta gente seria, lavoratori, utili alla società?

È una Parola, in effetti, che viene dalla brezza del mattino. Il lei sono tutte le delizie del mondo[60]. Alcuni certo la ricevono, ma non la conservano, né la scaldano al fuoco tenue dell’Atanor Filosofico.

 

“Mentre diceva questo, una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la conservano!».[61]

 

“In verità, in verità vi dico: se uno conserva la mia parola, non vedrà mai la morte”[62].

 

            Il Prologo del Vangelo secondo Giovanni contiene in lui tutto il mistero della trasmutazione[63]:

 

“In lui era la vita e la vita era la luce degli Uomini.......A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio... i quali non da sangue, né dalla volontà della carne, né dal volere d’uomo, ma da Dio sono stati generati.[64]

 

            C’era un dottore in Israele: il suo nome era Nicodèmo. Non era come quelli della sua casta: egli conosceva la sua ignoranza e cercava di istruirsi. Allora venne a vedere Gesù, ma di notte ed in segreto, per timore degli Ebrei[65], e Gesù gli insegnava con quali misteri sono generati i figli di Maria:

 

“Se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio». Gli disse Nicodèmo: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce[66], ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito». Replicò Nicodèmo: «Come può accadere questo?». Gli rispose Gesù: «Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?”[67]

 

            È con quest’Acqua, purissima sostanza, quintessenza virginale degli Elementi, che tutto è stato fatto[68] per mezzo del Verbo di cui essa è il veicolo. È un’acqua secca che non bagna le mani. I Filosofi la chiamano il loro Mercurio, il loro Argento vivo.Talora essa è vapore, talora acqua, talora terra. Essa sale al cielo e ne ridiscende:

 

  “Sale dalla terra al cielo e poi ridiscende in terra e riceve la forza delle cose superiori ed inferiori. Avrai con questo mezzo tutta la gloria del mondo ed ogni oscurità si allontanerà da te. Separa il sottile dallo spesso, dolcemente e con grande industria.[69]

 

“Se vuoi puoi ascoltarmi” dice il Mercurio al Filosofo. “Tu vedi la mia forma all’esterno, non hai bisogno di ciò. Ma quanto a ciò su cui mi interroghi, sul mio centro, sappi che il mio centro è il cuore molto fisso di tutte le cose, che è immortale e penetrante; ed in lui è il riposo del mio Signore.[70]

 

“Le Parole di Adonai sono parole pure.

Un argento fuso in un crogiolo sulla terra

Sette volte purificato.[71]

 

            A colui che vuole fare una foresta si viene a dire che la quercia appartiene al genere quercus, che i suoi fiori maschili sono raggruppati in infiorescenze esili e pendenti; che il suo frutto è più o meno ovoidale, la base posta in un involucro a forma di cupola; che la sua maturazione è annuale o biannuale, che le sue foglie sono caduche e lobate oppure persistenti ed intere o poco dentate; che il suo legno è eterogeneo. Gli si enumerano le diverse varietà: la quercia peduncolata, la quercia di rovere, la quercia rossa d’America, il leccio, la quercia di Liegi.

            Con un po’ d’applicazione, si può diventare molto istruiti in questo modo.

            Ma non sarebbe meglio che si desse a costui una ghianda? La seminerebbe in un po’ di terra preparata e poi lascerebbe fare il sole e la luna, il vento, la pioggia, le stagioni, il tempo. La ghianda diventerebbe una quercia che dona a sua volta altre ghiande. Così, chi sa aspettare riesce nello scopo di moltiplicare la foresta[72].

 

Il vero seme nella vera terra è tutta l’Arte d’Alchymia.

 

            Trovare una ghianda o una quercia che la porti, dopo aver preparato la sua terra, equivale a scoprire il filo di Arianna per uscire dal labirinto. L’inizio dell’opera è oscuro, i Filosofi lo hanno nascosto con cura.

 

            C’è un tempo per tutto, non si semina in tutte le stagioni. Gli antichi Saggi che hanno stabilito il fondamento dell’Astrologia avevano meglio da fare che oroscopi: determinare il tempo della semina, quello della germinazione, dell’infiorescenza, della fruttificazione, della raccolta, delle vendemmie; prevedere il tempo freddo ed il tempo caldo, la neve e la pioggia fecondante, sapere quando e come si fa l’umile humus, quando la terra si indurisce sotto i morsi del freddo serpente d’inverno, quando diventa nutriente e calda sotto la carezza amorosa del sole.

 

Ecco l’Arte. Queste non sono immagini né figure poetiche.

 

Tutti i Saggi Filosofi, tutti i Profeti dell’Oriente e dell’Occidente non hanno stabilito i misteri iniziatici, non hanno scritto le Sante Scritture che per trasmettere agli uomini gli elementi di quest’Arte agricola. Chi li disprezza, disprezza la sua propria vita e la perderà.

 

Ma non ci hanno donato il loro insegnamento che in termini velati: è un cofanetto trasportato su dorso d’asino attraverso i secoli. La chiave del cofanetto è nella potenza del Dio Onnipotente che la presta a chi vuole.

 

I Saggi di tutti i tempi non hanno conosciuto che un solo mistero: quello dell’Incarnazione, della Morte e della Risurrezione gloriosa del Signore di vita. È lì che si ricongiungono. È lì che sono Saggi. Aldilà di alcune differenze di temperamento, di clima, di espressione che fuorviano gli spiriti superficiali, essi non hanno conosciuto altro che un piccolo bambino sdraiato nell’incavo di una quercia e sua madre che ce lo porta, dapprima, con un grazioso saluto. Ci sarebbe molto da scrivere su questo, ma temiamo d’essere indotti a scrivere un grosso volume invece di un modesto saggio. E poi non è nostra intenzione convincere alcuno. I Misteri di Iside, Osiride e di Horus in Egitto, quelli di Demetra e Persefone ad Eleusi[73], quelli di Dioniso, i banchetti sacri dei Pitagorici[74] avevano altro fine? Lao T’seu, Krishna, Zoroastro e Maometto sono venuti a portare un altro messaggio agli uomini?

 

Tutti i misteri si ricongiungono nella Teofania di Betlemme.

 

“Il Saggio ricercatore deve considerare tutta la Grande Opera”, scrive Jacob Boehme, “in rapporto all’umanità del Cristo, dal momento in cui esce dal ventre di sua madre, Maria, fino alla sua risurrezione ed alla sua ascensione. Il Mago deve conservare ed osservare questa successione in rapporto stretto con la Grande Opera.[75]

 

“Io sono colui che è, che  era e che viene”, dice il Cristo.

“Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò[76]

 

Ma era uno scandalo per gli Ebrei che presero delle pietre per scagliargliele contro. É ancora e sempre così.

 

Che il lettore curioso ma non convinto studi senza pregiudizi (ecco la cosa difficile) i Misteri Antichi, che legga con cuore amico le Sante Scritture d’Oriente e d’Occidente. Si accorgerà che non c’è che un solo insegnamento, più o meno oscurato, presso tutti i popoli del mondo. Questo può dirsi in una frase:

 

“Il Verbo si è fatto carne ed ha abitato tra di noi”[77].

 

L’acqua è un’eccellente medicina, ma occorre saperla fissare, dicono i Filosofi:

 

“Si estrae dalla terra che ci viene dall’alto il movimento perpetuo, se essa si dissolve nella sua acqua per mezzo del fuoco filosofico, dopo che ha ripreso la forma del caos che avevano gli elementi prima della separazione delle cose elementate.[78]

 

Quando questa preziosa materia, figlia del Sole e della Luna[79], è messa nel vaso filosofico, ben sigillata, essa assume un colore nerissimo che gli Artisti chiamano la Testa del Corvo. È la putrefazione alchemica nel corso della quale si realizza l’unione del maschio e della femmina[80]. Il colore nero è dunque il primo colore dell’opera.

 

Poi, la materia si sbianca poco a poco. Assume prima il colore grigio: è Giove (lo stagno) che succede a Saturno (il piombo). Quando questo appare, puoi bruciare tutti i libri, dicono i Filosofi. È infine il colore bianco, Artemide, Diana più bianca della neve e che non si mostra nuda che ai candidi amanti della Scienza. Gli antichi davano a Persefone[81] rapita agli inferi da Plutone il nome di Ferefate, colei che nutre le tortorelle. Ella è madre e colei che nutre, in effetti, poiché il colore nero nutre il colore bianco che ne è sfociato, come la radice nera dell’erba molu nutre il suo fiore bianco. Il colore bianco è dunque il secondo colore principale dell’opera. È la Pietra al bianco: essa tinge i metalli in argento. Se ne trae l’elisir al bianco che è un rimedio eccellente per gli spiriti.

La materia infine, dopo aver assunto diversi colori intermediari, passa al rosso. È la pietra al rosso con cui si fa l’elisir al rosso, eccellente medicina per gli spiriti e per i corpi. Essa ha la proprietà di tingere in oro tutti i metalli.

 

Secondo la favola, Latona, incinta di Diana ed Apollo e perseguitata dal serpente Pitone, partorì sull’isola di Delo che Nettuno aveva fissato sul mare perché gli servisse da rifugio. Diana, la Pietra al bianco che nacque per prima dalla materia al nero, aiutò sua madre a mettere al mondo Apollo, ovvero la Pietra al rosso. Il bianco ed il rosso escono in effetti da una stessa radice, il nero, ma il bianco precede il rosso.

 

Sono i tre colori principali che gli Adepti osservano nel vaso alchemico durante l’elaborazione della Grande Opera.

 

Il bambino che i Saggi allevano con cura cresce in età ed in saggezza. Egli diventa un principe molto potente: raddrizza ciò che era deviato, guarisce i malati. Rende il movimento ai paralitici, la vista ai ciechi, la vita ai morti. Cammina sull’acqua. Fa ogni sorta di cose degne di ammirazione. È un giudice assai eccellente, un principe invincibile che arricchisce i suoi amici con le spoglie dei suoi nemici.

 

Infine, egli è consegnato agli ebrei per essere crocifisso. La sua carne è veramente un nutrimento ed il suo sangue una bevanda: ne nutre i suoi amici; comunica loro la sua propria vita affinché diventino suoi fratelli. Il terzo giorno risuscita gloriosamente e sale al cielo. Ogni volta che gli ebrei lo crocifiggono egli risuscita e la sua potenza è moltiplicata: dieci volte, cento volte, mille volte. È glorioso ed invincibile. È un amico fedele che porta soccorso ai suoi in tutte le loro necessità. Egli basta a tutto. Beato colui che avrà trovato il cammino del suo palazzo: da quel momento in poi non avrà più niente da desiderare.

 

“Abbiamo bevuto alla memoria del Benamato un vino che

ci ha inebriati prima della creazione della vigna.

Il nostro bicchiere era la luna piena. Lui è un sole: una crescente la fa circolare. Quante stelle risplendono quando è mescolato!

Senza il suo profumo, non avrei trovato il cammino delle sue taverne,

Senza il suo fulgore, l’immaginazione non potrebbe concepirlo...

Ch’egli venga un giorno allo spirito di un uomo,

La gioia s’appropria di costui e la tristezza se ne va.

La sola vista del timbro posto sui vasi

Basta a far cadere i convivi nell’ebbrezza.

Se irrigassero con un tal vino la terra di una tomba

Il morto ritroverebbe la sua anima ed il suo corpo sarebbe rivivificato.

Disteso all’ombra del muro della sua vigna,

Il malato, già agonizzante, ritroverebbe immediatamente la sua forza.”[82]

Il discredito nel quale questi misteri sono abbandonati è stato in tutti i tempi un soggetto di stupore per gli amatori di vita. Essi ne hanno dedotto, con Eraclito, che l’uomo da se stesso non è intelligente, che non può andare spontaneamente verso il Mistero, se Dio non lo attira. Gli uomini, lasciati nelle tenebre dell’ignoranza, tradiscono e mutano in derisione le parole sante. Per quanto la storia ci permette di giudicare, gli ultimi cento cinquant’anni sembrano essere stati quelli del maggior abbassamento dello spirito umano; il nostro secolo soprattutto è specialmente ribelle all’insegnamento degli antichi Saggi e ciò per delle ragioni precise che ci sforzeremo di ricordare a mo’ di conclusione.

 

I Vangeli, e specialmente quello di Giovanni fanno frequenti allusioni ad una opposizione fondamentale del Principe di questo Mondo al Regno di Dio predicato da Gesù. Ma è il Profeta Maometto che ci dona, in un versetto del Corano, tutta la soluzione del problema del male:

 

     “Noi ordinammo agli angeli di adorare Adamo ed essi lo adorarono. L’orgoglioso Eblis[83] rifiutò di obbedire e fu nel numero degli infedeli.”[84]

 

Ingannato dall’apparenza del fango di cui Adamo era stato fatto, Satana rifiutò il mistero dell’Incarnazione. È per questo motivo che, dalla caduta, egli si sforza con tutti i mezzi di sviare gli uomini dalla Medicina di Salvezza. Li fuorvia con i prodigi, in verità assai stupefacenti, che questi realizzano sotto la sua ispirazione, e che non sono in realtà che un immenso divertimento, nel senso pascaliano del termine.

 

Satana è spirito di scienza molto sapiente. Egli sa che il sapere umano è una potente illusione che svia gli uomini dalla scienza di Dio.

 

È un medico onorato. La sua medicina ha fatto del resto progressi tali che non conosciamo più oramai che questa e non cerchiamo più in quella di Dio e dei suoi santi[85].

 

È un gran teologo, molto sensibile sulla questione dell’ortodossia; egli sa che è il miglior modo di separare gli uomini in sette rivali e di dividere ciò che Dio vuole unire.

 

È un metafisico sottile: è per quella via che lo spirito si perde nei suoi propri pensieri, si separa dalla terra che lo nutre e lo fissa e si perde nelle nuvole.

 

Diffonde assai a proposito, tra i fedeli, la paura del diavolo. Sa che questa paura devia molto efficacemente dalla ricerca dei misteri quelli la cui fede è incerta.

 

È un gran politico[86], un diplomatico, uno stratega. Con l’esca di un potere illusorio e puramente esteriore, fondato sulla violenza, sa far dimenticare agli uomini che erano stati concepiti[87] per esercitare l’Arte Regale.

 

È un ardente patriota. Il termine è del resto recente: è una delle sue ultime creazioni. Per gli uomini di tre secoli fa, era sprovvisto di significato: ma erano dei barbari ignoranti del progresso, che non sapevano fare la guerra bene quanto noi. Il patriottismo è di una efficacia meravigliosa per far dimenticare agli uomini il ricordo della patria.

 

Satana ha appena inventato un nuovo mascheramento: è un riformatore sociale pieno di idee generose e seducenti ed un distinto economista. È pieno di buona volontà verso gli uomini, Vuole rendere sempre più confortevole il porcile. Si interessa alla giustizia sociale, alle riforme strutturali, alla difesa della proprietà, al collettivismo, alla prosperità economica. È di volta in volta reazionario e progressista. È conservatore, democratico, fascista, marxista e cos’altro ancora? Tutto porta acqua al suo mulino, tutto ciò che turba, tutto ciò che confonde, tutto ciò che svia dall’Unico necessario. Producete, ci predica, per aumentare le vostre ricchezze ed il vostro benessere, consumate per aumentare la produzione. Andate a portare ai popoli sottosviluppati la buona parola e la civiltà. Svegliate la loro concupiscenza: ché il sole, l’olivo ed il dattero non bastano loro più. Fatene dei consumatori, dei produttori, degli schiavi. Egli glorifica tutte le opere umane ed il penoso lavoro degli uomini incatenati; parla di redenzione mediante il lavoro. Chi dunque ha detto ch’egli era la scimmia di Dio? Forse in un angolo sperduto un saggio isolato si accontenta ancora del piccolo giardino che Dio gli lascia condividere e lascia lavorare per lui il sole e la luna, l’acqua e la terra. Che Satana non lo scopra! Lo denuncerebbe come un essere asociale che non ha il senso della comunità. Invocherebbe perfino la necessità di praticare la carità per forzare il nostro saggio a rientrare nei ranghi, nella danza che sfinisce dei folli. Il tempo non è lontano in cui colui che non avrà sulla fronte e sulle mani il marchio della Bestia non potrà più comprare né vendere. È anche riuscito a far scomparire dalle nostre regioni i mendicanti[88], ma non la miseria né la disperazione degli uomini.

 

In nome della Scienza, egli profana tutto quello che tocca. Viola le tombe[89]. Disonora la donna. Non ha appena scoperto la generazione artificiale, quest’odioso simulacro della partenogenesi? L’Uomo era figlio dell’amore[90]. Tra qualche anno non sarà più vero.

 

Satana è assicuratore-consigliere. Assicura contro tutti i rischi: il furto, l’incendio, la disoccupazione, la malattia. Fa anche assicurazioni sulla vita. È un piccolo traffico assai produttivo, ma che non ha mai impedito nessuno di morire. Ha fatto talmente bene che abbiamo perso il senso di questa parola:

 

“Il Padre Vostro sa di cosa avete bisogno prima che lo chiediate.”[91]

 

            Le nostre straordinarie realizzazioni non sono di natura a sedurre, se mai possibile, gli stessi eletti? La nostra scienza, la nostra tecnica sono dei prodigi, rispetto ai tempi antichi. E tuttavia, ci sentiamo tutti i giorni più soli, più inquieti per il domani, più abbandonati, più sprovvisti. Quale psicanalisi potrebbe dunque rompere il muro di angoscia che ci stringe? Ci crediamo civilizzati: non siamo che un mucchio di ignoranti barbari, armati di tecniche temibili.

 

            Siamo degli orfani abbandonati che hanno perduto perfino il ricordo dei loro genitori e della loro eredità, caduti sempre di più in un mondo volgare e grossolano che non era fatto per loro. Siamo stati raccolti ed allevati da schiavi ribelli; dopo averci imposto i loro concetti della vita, ci hanno incatenato alle loro necessità illusorie.

 

Il canto della tortorella non desta più i figli del Re.

 

            L’Uomo ha perduto il cammino che conduce al palazzo di suo padre. Non sa più che era stato creato per regnare nella gioia, le feste ed i giochi.

 

            Non lo sa più, ma gliene è rimasta un’oscura nostalgia. È per questo motivo che si sforza tanto appassionatamente di ritrovare con le sue proprie luci la felicità perduta a causa della caduta. Ma le sue luci sono quelle di uno schiavo ribelle. Il veleno è in lui e tutta la sua scienza non riuscirà mai a separare la vita dalla morte. Le sue opere sono illusorie quanto i castelli di sabbia dei bambini sulla spiaggia: ogni marea li dissolve e tuttavia essi si sforzano di mantenerli; dopo ciascun disastro, un maestro di scuola arrogante viene ad assumerli per riprendere lo stesso lavoro secondo un piano più perfezionato.

 

            Non è tempo finalmente, per quelli che hanno compreso, di cessare questo giochino?

 

Con il distacco del tempo, la rivoluzione francese sembra essere stata una tappa importante nella storia del mondo. C’è sempre stato nell’uomo un vecchio fondo di rivolta che cova come un fuoco latente. Ma dal XVIII secolo questi ha preso le proporzioni di un vasto incendio che minaccia tutto il pianeta. Il 21 gennaio 1793 cadeva a Parigi sotto la lama della ghigliottina la testa di re Luigi XVI, ultimo e sfortunato successore dei Faraoni, dei re d’Israele e di Giuda: la monarchia di diritto divino che conferisce l’unzione santa e solo fondamento legittimo del potere politico, svaniva per sempre[92]. A partire da quel tempo, gli uomini hanno collettivamente e pubblicamente rinnegato ciò che viene dall’alto che rivolgersi verso ciò che è in basso, unicamente. È una coincidenza? Da quell’epoca i Saggi non hanno più fatto parlare di loro.

 

Ecco cento cinquant’anni che noi tutti subiamo, senza discussione, il più omicida di tutti i dogmi, quello del Progresso scientifico[93]. Dove sono i suoi benefici?

 

L’Uomo? Diviso interiormente, vampirizzato, proiettato fuori da se stesso nell’infernale carosello di imprese titaniche, periodicamente promesso ad apocalittici massacri.

 

La società? Dissolta, ridotta alla sterilità della sabbia umana[94] che i venti accumulano e dispongono e disperdono a loro piacimento nel deserto.

 

La materia, infine, disintegrata.

 

Ci parlano con angoscia di una civiltà cristiana minacciata, allorché non esiste più alcuna civiltà cristiana. Sussiste un vago profumo di cristianesimo che si dissipa lentamente. L’odore che gli succede è di un’altra natura. L’avvenire è più incerto che mai e temiamo nuovi macelli. I Saggi non dicono mai: forgiate delle armi, tessete delle alleanze. Essi dicono piuttosto: convertitevi all’amore di Dio. Colui che ha creato il cielo e la terra fa tutto ciò che gli piace. Può anche, se lo vuole, dissipare i temporali.

 

L’uomo d’oggi è infinitamente triste. Prende tutto sul serio: il lavoro, la povertà, la ricchezza, il piacere, tutto, tranne la libertà nell’amore e nella gioia. Quando si diverte è lugubre. Come lo scoiattolo prigioniero fa girare la sua cella, preso in trappola dal suo stesso gioco, egli si stordisce. Esaù barattava il suo diritto di primogenitura con un piatto di lenticchie e noi abbiamo scambiato la mandorla viva con la scorza morta.

 

“Il diavolo lo condusse su un’alta montagna, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutta questa potenza e tutta la gloria di questi regni, PERCHÉ È STATA MESSA NELLE MIE MANI E IO LA DO A CHI VOGLIO.”[95]

 

Satana, assicuratore e consigliere dell’umanità perduta, dove sarai tu nel giorno del giudizio? Il giorno in cui l’opera di ciascuno sarà soggetta alla prova del fuoco?

 

 

“...E sarà come un sogno, come una visione notturna...

Come quando un affamato sogna di mangiare,

ed al suo risveglio la sua anima è vuota;

come quando un assetato sogna di bere,

e si sveglia stanco e con la gola riarsa:

Così succederà alla moltitudine di tutte le nazioni

che marciano contro la montagna di Sion[96].”

 

 

Emmanuel d’Hooghvorst

 


 

[1] N.d.t.: Il presente saggio è tratto e tradotto da “Le Fil de Pénélope”, vol. II, ed. LA TABLE D’EMERAUDE, rue de la Huchette, 21 –75005 Parigi, ISBN 2-903-965-47-1.

Nella nota n° 2 del primo Volume, l’autore afferma: «La lettera Y, presso i Pitagorici, era il segno della discriminazione e della scelta. Era il simbolo di Ercole al crocevia dei cammini. Le due corna della Y evocano i due insegnamenti possibili contenuti nella stessa lettera: cioè la via mancina al senso sinistro; è la larga via ove un gran numero si perde; l’altra è la retta via (a destra), stretta e piena di spine, per la quale un numero esigue si salva. È la via della gnosi....”. Appare allora chiaro il motivo della Y in seno al termine Alchymia, intendendo con ciò evidenziare e contraddistinguere la via tradizionale percorsa dall’autore.

[2] Fu torturato per anni dall’elettore sassone Christian II che non riuscì mai a strappargli il suo segreto.

[3] “Le Cosmopolite ou Nouvelle Lumière Chymique”, ed. Retz, Parigi, 1976.

[4] Come Glauber. Il sale di Glauber è ben noto in farmacia.

[5] L. Figuier, L’Alchimie et les Alchimistes ou Essai historique e critique sur la Philosophie hermétique, edizioni Lecou, Parigi, 1854. L’autore, storico coscienzioso, molto erudito, ma incredulo secondo i pregiudizi del suo tempo, si trova visibilmente in difficoltà di fronte  al racconto che ci fa di certe trasmutazioni metalliche operate da Adepti dei tempi passati; tanto più che queste esperienze ci presentano garanzie di controllo che non hanno niente da invidiare ai nostri metodi moderni. Figuier era ancora fermo al dogma dei corpi semplici in chimica, in virtù di un a priori certamente conforme al pregiudizio scientifico, egli stimava impossibile l’arte delle trasmutazioni, giungendo fino a negare l’evidenza dei fatti che riportava.

[6] D. Mendeleiev (1834-1907) scopre all’inizio del XX secolo la classificazione chimica dei corpi noti con il nome di Tavola di Mendeleiev e che colloca i corpi semplici secondo la gradazione costante del loro peso atomico. Questa intuizione, piuttosto che scoperta, lascia il posto vuoto per diversi corpi presupposti dallo scienziato e che furono effettivamente scoperti in seguito; essa abbatte la concezione della diversità della materia che ha prevalso durante i secoli XVIII e XIX. L’unità della materia doveva essere ufficialmente riconosciuta nel corso degli ultimi anni con le teorie atomiche ove solo la variazione di elementi intra-atomici determina tale o tal’altro corpo.

[7] A. Savouret, Qu’est-ce que l’Alchimie?, ed. de Psyché, Parigi, 1947.

[8] Non confondere la vita eterna, che bisogna prendere nel senso più letterale, con la sopravvivenza dell’anima dopo la morte. La morte è la dissoluzione di un composto di cui alcuni elementi possono sopravvivere. Ma lì non è per l’uomo la vita eterna.

[9] Daniele II, 20

[10] D. Lagneau, Harmonie Chymique, edizioni Melchior Mondier, Parigi, 1636

[11] Come A. Sethon nel XVII secolo, che pagò quest’imprudenza con la sua libertà e con la sua vita, e Lascaris nel XVIII secolo, che ebbe l’abilità di rimanere nell’ombra e far eseguire le trasmutazioni da giovani genti cui affidava un po’ di polvere di proiezione senza rivelarne loro il segreto.

[12] Vangelo secondo Luca XII, 31

[13] che è propriamente la crisopeia.

[14] Tale tendenza esisteva già nel Medio Evo con la scolastica e l’orgoglioso edificio della teologia raziocinante. Gli Adepti l’hanno sempre denunciato. La nostra scienza materialista e cieca è nata da una reazione. Non c’è per lo spirito umano altro atteggiamento possibile che strisciare come un verme sulla crosta terrestre, perdersi nelle nuvole dello spirito disincarnato? Il celebre motto è sempre vero: chi vuol fare l’angelo fa la bestia.

[15] Il termine metafisica è nato del resto dall’errore di un copista che intitolò in tal modo le riflessioni sull’essere che Aristotele aveva scritto alla fine del suo trattato di fisica; metafisica significa in effetti ciò che viene dopo la fisica. Gli antichi, contemporanei di Platone ed Aristotele, non hanno mai conosciuto né il nome, né la cosa che oggi noi designiamo con questo nome. Non ce ne ricordiamo abbastanza quando leggiamo le loro opere e questo pregiudizio falsa tutta la nostra concezione dell’Antichità. Gli antichi non conoscevano che la Fisica, termine formato dalla radice phy, ciò che cresce ovvero la Scienza della Natura. La loro scienza era un autentico sapere che aveva come oggetto la sostanza delle cose. La nostra non è che una tecnica che non si indirizza altrove che alle apparenze. Per concludere con il mostro metafisico, segnaliamo ancora che nel migliore senso del termine si tratta di una meditazione che conduce alla conoscenza astratta dell’essenza o del Padre. Ma tale conoscenza resta puramente speculativa ed astratta. La vera conoscenza si trova completa nel mistero dell’Incarnazione: “Chi vede il Figlio vede il Padre e nessuno può andare al Padre se non attraverso il Figlio” (Vangelo secondo Giovanni XII, 45 e VIII, 19).

[16] Le parole esse stesse si svuotano del loro senso concreto; non ci sono più che slogans la cui potenza è tale che resistono a qualsiasi smentita sostenuta da fatti. Sono le illusioni collettive sapientemente alimentate da tutte le propagande così potenti oggi.

H. Taine denunciava già questo male nelle “Origines de la France Contemporaines”, così come Le Bon. Cfr in proposito il notevole studio di M. Decorte, professore all’Università di Liegi, Incarnation de l’homme (Psychologie des moeurs contemporaines), ed. Universitarie, Bruxelles, 1944

[17] Il termine mistico viene dal greco “mustikos”, che qualifica nei misteri antichi quelli che erano stati rigenerati essendo in comunione con la Medicina Ermetica. In questo senso, si può evidentemente parlare correttamente di Alchymia mistica. Spirituale, da Spiritus, soffio, aveva originariamente lo stesso senso, visto che l’uomo diventa spirituale ricevendo il vento che soffia ove vuole; è la rigenerazione che Gesù spiega a Nicodemo (Vangelo secondo Giovannni, III-8). Ma tali termini sono talmente degenerati dal loro senso primo a seguito dell’oscuramento dei nostri spiriti che ci pare più saggio non accostarli all’Alchymia. Parliamo troppo volentieri di spiritualità o di difesa di valori spirituali di cui nessuno sa in cosa potrebbero esattamente consistere. È ancora un esempio di questa tendenza moderna alla disincarnazione, di sui parlavamo precedentemente.

[18] Oltre alcuni apostoli, discepoli diretti e contemporanei di Gesù.

[19] Gli ultimi due si sono occupati di Alchymia, ma non è assolutamente certo che abbiano posseduto la Pietra.

[20] Impieghiamo qui il termine nel senso “addolcito” che gli si presta ai nostri giorni.

[21] Se spera di essere rivestito alla fine dei tempi del corpo glorioso della resurrezione, non si preoccupa di sapere come ciò può prodursi.

[22] É inutile attardarci sulla tripla costituzione dell’uomo in anima, spirito e corpo, eredità dell’insegnamento egizio. I Greci dicevano nous, psyché, soma. Tali nozioni sono familiari al lettore. Sappiamo anche che ci sono due morti: la dissoluzione del corpo materiale che ritorna alla terra e quella dello spirito che ritorna agli astri da cui proviene. Dopo la morte fisica il santo attraversa questa seconda morte senza danni (cfr. Apocalisse II, 11).

Nella tradizione greca vedi Plutarco, Del volto che si vede nella Luna. Un buon riassunto di questo trattato è fatto da J. Mallinger, Les secrets ésotériques dans Plutarque, edizioni Niclaus, Parigi, 1946.

[23] Ermete Trismegisto, Corpus Hermeticum, testo scelto da A. Nock e tradotto da A. J. Festugière, edizioni Le Belles Lettres, Parigi, 1945, II Vol.. Cfr. specialmente il XIII trattato: Discorso segreto sulla Montagna. Cfr. anche Vangelo secondo Matteo, XVII, 1-9. Attiriamo l’attenzione del lettore sul fatto che queste due rivelazioni si fanno su una montagna. Recenti scoperte archeologiche hanno permesso di situare la composizione dei libri di Hermes numerosi secoli prima del cristianesimo, ciò che indica certamente la perennità dell’ispirazione Cristo-Ermetica.

[24] Cfr. Genesi, V, 21 a 23 – II Re II-2 a 14 – Vangelo secondo Giovanni XI, 44 – Apocalisse, XX, 6. Gli ebrei che ci hanno trasmesso nella Bibbia l’insegnamento egiziano non sono stati più riconoscenti, verso la santa terra d’Egitto da cui sono usciti, dei loro discendenti cristiani e musulmani. Solo i Greci si sono ricordati dell’Egitto. Ma l’insegnamento ermetico si è più rapidamente oscurato presso la maggior parte di loro sotto l’ammasso di favole mitologiche e di sottigliezze filosofiche.

[25] Non si potrebbe scrivere niente su questo tema che non lo sia già stato in modo eccellente da un alchymista del XVIII secolo: d’Eckharthausen, La nuée sur le sanctuaire, edizioni Bibliotèque des Amitiès Spirituelles, Parigi, 1987. Lo consigliamo al lettore.

[26] Sant’Agostino, La città di Dio, X –37, edizioni Garnier e traduzione Perret, Parigi s.d..

Sant’Agostino scrive questa frase in un passaggio in cui attacca un trattato del filosofo neo platonico Porfirio, il De regressu animae. Gli rimprovera di ricercare l’evasione mistica, la fuga dal corpo, che non è che una realizzazione molto incompleta, se rapportata al vero Cristianesimo che ci propone anche la salvezza dei nostri corpi fisici. L’argomentazione del vescovo di Ippona è perfetta come apologia del Cristianesimo. Ma essa ci da un’idea assai inesatta della filosofia di Porfirio cui i misteri egizi e l’arte della trasmutazione sembrano essere stati molto familiari.

[27] Genesi, III-22.

[28] Genesi, III-21.

[29] Genesi, III-17

[30]E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.”(Vangelo secondo Matteo, XVII-2). Il corpo glorioso della resurrezione non è il corpo astrale (Vangelo secondo Giovanni, XX-27).

[31] Le Cosmopolite ou la Nouvelle Lumière Chymique, “Lettre philosophique”opera citata.

[32] L’Uomo non sa più mangiare né bere con amore, pregando e lodando Dio.

[33] È in tal senso che devono interpretarsi gli innumerevoli passaggi nella Bibbia ove si tratta della donna casta e pura, della donna forte, ecc, oppure, al contrario, della prostituta, della donna adultera e corrotta che non avrà discendenza, e via dicendo.

[34] È il fango che ricopre il grano d’oro puro, l’apparenza che inganna. È il rivestimento oscuro e macchiato di cui l’Adepto si spoglia come la farfalla esce dal bruco. Si noti che il corpo della farfalla è palpabile quanto quello del bruco: accade la stessa cosa per il corpo glorioso.

[35] Vangelo secondo Giovanni, VI-63 e I Corinzi, XV-50.

[36] I misti sono le produzioni sensibili che ci offre quaggiù la natura decaduta; sono i tre regni: minerale, vegetale, animale, che la medicina ermetica si propone di guarire dalla loro lebbra, sia nel microcosmo che nel macrocosmo. Essi sono soggetti all’alterazione a causa della corruzione. Più un nutrimento è semplice, migliore è. La molteplicità genera la morte e la semplicità la vita.

[37] Vangelo secondo Giovanni VI-58.

[38] Certi santi sono stati dei tali condensatori di vita che il loro corpo non ha conosciuto la corruzione della morte ed, anche nella tomba, irradiano di vita e guariscono i malati. È una prima tappa, per così dire, sulla via della resurrezione. Citiamo a caso: il curato d’Ars, Bernadette Soubirous, ecc. La stampa ha parlato ultimamente (era il 1951: n.d.t.) di un pio solitario siriano, il monaco Charbel, morto nel secolo scorso. Il suo corpo sembra dormire ed esala l’odore di un uomo in buona salute. Numerosissime guarigioni hanno luogo sulla sua tomba. Alcuni medici hanno prelevato particelle di organi interni e di cervello di questo corpo glorificato con lo scopo di studiare scientificamente questo fenomeno! Il nostro secolo non arretra più di fronte ad alcuna profanazione! Cfr. a tal proposito II Re, XIII-21.

[39] Omero, Odissea, canto X I poemi di Omero e di Esiodo sono in realtà dei trattati di Alchymia ad uso dei Greci ed ispirati dall’Ermetismo Egiziano: Ulisse è il Saggio Artista; i suoi compagni i ricercatori imprudenti di cui l’eroe deve costantemente riparare gli errori; Penelope, il profano che disfà la notte il suo lavoro del giorno; Circe la natura corrotta, ma che può essere vinta ed assoggettata al desiderio del Saggio Artista, e così via. Clemente d’Alessandria stimava che i libri di Omero e di Esiode fossero la Bibbia dei Greci. Invece di opporre i libri ispirati gli uni agli altri come si fa abitualmente, sarebbe meglio leggerli gli uni alla luce degli altri. Sullo stesso soggetto, cfr. Tobia VI-17 e VIII-4.

[40] È la generazione dei misti.

[41] Omero, Odissea, X-220.

[42] Il Mercurio dei Filosofi, il loro Argento vivo. È il messaggero degli dei. Questi scende dal cielo e vi risale; i Greci ne avevano fatto il dio della parola.

[43] È il caduceo ermetico.

[44] Omero, Odissea, X-302.

[45] I suoi sortilegi magici non avevano avuto effetto alcuno sull’eroe possessore dell’erba ermetica “molu”: gli aveva dunque facilmente imposto il suo giogo. Nello stesso modo, il Saggio Artista possessore del segreto ermetico esercita l’Arte Regale su tutta la natura. Ma si tratta di una regalità senza violenza. È quella del giardiniere nel suo giardino e dello sposo nella camera nuziale. Tutto si fa senza sforzo. La scienza profana, al contrario, agisce con violenza e forzatura. Gli Adepti raccomandano all’apprendista di seguire la natura, di ricevere le sue lezioni, di lavorare di concerto con lei, di venirgli in aiuto senza mai cercare di violentarla.

[46] Omero, Odissea, X-390 e seguenti.

[47] Vangelo secondo Giovanni, IV-32.

[48] Vangelo secondo Giovanni, VI-51.

[49] Vangelo secondo Giovanni, VI-52.

Alberto il Grande nella sua Bibbia Mariale, Vangelo secondo Matteo, XI nota 188, fa bene la distinzione tra la realizzazione mistica e la realizzazione alchemica della Medicina di vita: “Il nono grado (della povertà di Cristo) consiste nel donare tutto al prossimo in nutrimento dell’anima, sotto un aspetto strano (sub specie aliena, è il mistero eucaristico, cibo esoterico e mistico, nutrimento dello spirito e dell’anima). Il decimo grado, è donare se stesso, deità, in corpo ed in anima sotto il suo proprio aspetto in nutrimento del corpo e dell’anima con la beatitudine eterna (sub specie propria, realizzazione alchemica operante in una unione indissolubile la trasmutazione degli spiriti e dei corpi per farne il miracolo di una cosa unica che è la Pietra), come è scritto: Beato colui che avrà parte al banchetto nel regno di Dio (Vangelo secondo Luca, XIV-15.)”

[50]  O una perla.

[51] Vangelo secondo Matteo, XIII-44 e 45. I Tibetani parlano della perla nel loto.

[52]Insegnava loro così con diverse parabole secondo quanto erano capaci di intendere” (Vangelo secondo Marco, IV-30 a 33 e Vangelo secondo Luca, XIII-18 a 20). C’è anche questo testo, troppo lungo per essere citato interamente, ma veramente straordinario per la precisione: “Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?. Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. E Dio gli dà un corpo come ha stabilito ed a ciascun seme il proprio corpo.” (I Corinzi, XV-35 e seguenti).

[53] Vangelo secondo Marco, IV-26.

[54]Ed Adonai Elohim lo fece uscire dal giardino di Eden affinché coltivasse la terra da cui era stato tratto” (Genesi, III-23). “É nel luogo ove sei stato creato, sulla terra che ti ha dato i natali che io ti giudicherò...” (Ezechiele, XXI-35). “Tu sei una terra che non è stata purificata, che non è stata lavata dalla pioggia in un giorno di collera” (Ezechiele, XXII-24).

[55] Vangelo secondo Luca, X-41.

[56] Il Corano, Sura XVI-71.

[57] Le Cosmopolite, Nouvelle Lumière Chymique, “Traité du Soufre”, opera citata.

[58] Vangelo secondo Luca, X-39. Non sono gli uomini come i Danaidi condannati negli inferi a riempire fusti senza fondo in punizione per l’assassinio dei loro sposi? Poiché non basta ricevere la Parola. Occorre ancora conservarla.

[59]Gesù disse a quelli:... Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive.” (Vangelo secondo Giovanni, VII-7)

[60] “E tu possiederai tutta la gloria del mondo”, dice Ermete Trismegisto nella Tavola Smeralda.

[61] Vangelo secondo Luca, XI-27.

[62] Vangelo secondo Giovanni, VIII-51.

[63] La stessa cosa vale per la Tavola Smeralda di Ermete Trismegisto.

[64] Vangelo secondo Giovanni, I-9 a 13.

[65] Vangelo secondo Giovanni III-1 a 21.

[66] Cfr. “Allora intesero la voce di Adonai Elohim che passava nel giardino alla brezza del giorno” (Genesi, III-8)

[67] Vangelo secondo Giovanni, III-5 a 10. Gli stessi misteri sono insegnati in modo quasi identico da Ermete Trismegisto a suo figlio Tat nel discorso segreto sulla  montagna (opera citata): “Ciò che si porta in alto come il fuoco, in basso come la terra, che è umido come l’acqua, che soffia per tutto l’universo come l’aria ... ma come potresti percepirlo tu per mezzo dei sensi, ciò che non è né rigido, né liquido, ciò che non può essere stretto, né inserirsi, ciò che non è compreso che grazie agli effetti della sua potenza e della sua energia, ciò che esige qualcuno che sia capace di concepire la nascita in Dio”. Ed il Maestro conclude dicendo: “Attiralo a te e questi verrà”. I Filosofi in effetti possiedono un magnete con il quale attirano l’acqua della luna. Il discepolo pone ancora questa domanda: “Dimmi questo ancora: qual’è l’operatore nell’opera di rigenerazione” ed il Maestro risponde: “Il figlio di Dio, un uomo come gli altri, per il volere di Dio”.

[68] Genesi, I-2. È la Prima Materia separata dal misto.

[69] Ermete Trismegisto, La Tavola Smeralda. É questa che è l’oggetto delle ricerche del Filosofo Ermetico, la preziosa materia dei suoi lavori.

[70] Le Cosmopolite ou Nouvelle Lumière Chymique, opera citata

[71] Salmo XI-7.

[72] Platone, Fedro, 275.

[73] È a dei Gentili, senza dubbio, degli Ellenizzati che Gesù dice: “Se il seme di grano caduto in terra non muore, dimora solo: ma se muore, esso porta molti frutti” (Vangelo secondo Giovanni XII-24). Ora, era proprio questo l’insegnamento di Eleusi. Si tratta di puro caso?

[74] Erodoto, IV-94 e 95.

[75] “Ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto in carne è di Dio; ed ogni spirito che non confessa questo Gesù non è di Dio” (I Giovanni, IV-2).

[76] Vangelo secondo Giovanni, VIII-56.

[77] Vangelo secondo Giovanni, I-14.

[78] Le Cosmopolite ou Nouvelle Lumière Chymique, «Lettre Philosophique», opera citata.

[79] I Filosofi la chiamano anche flos coeli, fiore del cielo oppure nostoch.

[80] Parlando dei misteri di Latona e di Artemide, Plutarco scrive: “Lo scopo del matrimonio è la generazione, cioé un cammino progressivo dalle tenebre verso la luce”, frammento IX-5. Cfr, anche Isaia VII-23 a IX-6

[81] Porfirio, De abstinentia, IV-16.

[82] È impossibile citare per intero questo meraviglioso poema d’amore, l’Elogio del Vino, di Omar Ibn al Faridh, che i suoi fratelli avevano soprannominato il principe degli innamorati;Omar Ibn al Faridh, L’éloge di vin, trad. E. Dermenghen, ed. Vega, Parigi, 1980, pp. 109 e 110.

[83] Satana.

[84] Corano, II-32.

[85] Dr. Bertholet, Le Christ et la guérison des maladies, éd. Held. Lausanne, s.d.

[86] Vangelo secondo Giovanni, XI-50. C’è una politica tutta divina, quella di cui Lao T’seu ci ha lasciato i fondamenti: essa si confonde con l’arte del giardiniaere. Ma non è più praticata ai nostri giorni.

[87] “Io sono l’Immacolata Concezione”, dice la Vergine a Bernadette. O potenza d’evocazione delle parole che ci sono donate e che noi non riceviamo più!

[88] Per Lao T’seu i mendicanti erano gli esseri più stimabili che siano al mondo, allorché i più vili erano i soldati. Il mondo attuale impone lo stato militare a tutti gli uomini, ma vieta i mendicanti. Che dire di un mondo in cui il mendicante non è più accolto, né compreso? È vero che dal Medio Evo quest’ammirevole professione è spesso stata disonorata da individui senza scrupoli . Abbiamo soppresso la mendicità, ma l’abbiamo rimpiazzata con quell’orribile istituzione che sono i campi di prima accoglienza.

[89] Non si è gridato allo scandalo davanti ai successi dei riesumatori di carmelitane a Barcellona? Che dire allora dei riesumatori di mummie esposte alla curiosità della canaglie in tutti i musei d’Europa e d’altrove?

[90] In principio almeno.

[91] Vangelo secondo Matteo, VI-32.

[92] Non confondere il Sacro dei Re di Francia e degli Tsar di Russia con il coronamento di imperatori di Germania ed altri sovrani. I due primi sembrano essere stati i soli monarchi teocratici che l’Europa abbia conosciuto. In Asia ed in America precolombiana gli appellativi fi Figli del Cielo, Figli del Sole e della Luna tradiscono ugualmente l’origine alchemica del potere degli imperatori di Cina e Giappone, dei re del Siam e degli Incas del Perù.

                L’orgoglio e la violenza confondono sempre il buon nucleo con la scorza talvolta rosa dal tarlo. Secondo l’espressione di San Paolo, non bisogna rigettare ciò che è buono a causa di ciò che è cattivo.

[93] Si dice a ragione che lì era l’oppio dei popoli.

[94] L’espressione è di E. Renan.

[95] Vangelo secondo Luca, IV-5.

[96] Isaia, XXIX-7 e seguenti.

 
 
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